Influence.co, piattaforma di influencer marketing attiva in 65 nazioni, Italia inclusa, ha pubblicato i dati sui livello di engagement di 2.885 influencer tra i propri iscritti.
Tra i 19 Paesi inclusi nella desk research, mediamente, gli influencer italiani sono quelli che ottengono compensi più ridotti con 117 dollari per post su Instagram [anche se si può arrivare sino a mille dollari in base al numero di follower – cosi adesso, come “sottoprodotto”, sapete anche quanto chiedere se siete in questo filone], contro una media di 199 dei tedeschi, 194 per i britannici e 187 degli olandesi, per restare in Europa.
Le categorie che creano maggior coinvolgimento sono, naturalmente viste le caratteristiche della piattaforma, fotografia, arte e design e viaggi, ma anche “business”, mentre, contrariamente a quanto di potrebbe credere, food, fashion e beauty presentano mediamente un engagement rate più ridotto. Evidentemente sono segmenti ormai molto “affollati”. Aspetto da tenere assolutamente in considerazione, ovviamente, nel momento di concezione di una campagna di influencer marketing sulla piattaforma social di foto [e sempre più anche di video], approfondendo quel che funziona meglio per ciascun segmento.
Se si escludono coloro che hanno tra 500mila ed un milione di follower, che iniziano a rientrare tra le celebrities per quanto riguarda il nostro Paese, sono le persone che hanno meno di 50mila follower a creare maggior coinvolgimento con quelli al di sotto dei 2mila follower ad avere il maggior tasso di engagement: il 10.7% contro una media del 5.3%, più del doppio. Lo studio, così come per i compensi, fornisce il dettaglio per l’Italia dell’engagement rate suddiviso per cluster.
Insomma, se quando si pensa agli influencer la mente corre subito, per usare l’icona in tal senso, alla Ferragni [che peraltro ormai è da annoverare tra le celebrities, essendo stata definitivamente incoronata da Forbes pochi giorni fa come top influencer mondiale nel fashion], sono invece i micro-influencer coloro che creano maggior coinvolgimento, e dunque, a parità di condizione, hanno maggior efficacia ai fini della comunicazione d’impresa.
Del resto, “da sempre”, la comunicazione tra pari funziona meglio di qualunque altra forma di comunicazione. Cambiano i format, cambiano, o si evolvono, i canali ed i mezzi ma i basic restano sempre validi. Mai dimenticarsi dei fondamentali per correre dietro all’ultima “moda” del momento. Lo studio insegna, o meglio conferma, anche questo.
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Best, Faith
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