La Gedi Editoriale (ex gruppo Espresso) ha pubblicato ad inizio agosto la sua prima semestrale, è interessante però tornare sul documento di bilancio per fare alcune considerazioni sui dati delle singole divisioni alla vigilia dell’integrazione con Itedi (La Stampa e Secolo XIX) che comporterà diversi cambiamenti a livello di organizzazione interna.
Un primo importante dato che emerge dalla semestrale è sicuramente il declino della divisione Repubblica (che comprende il quotidiano nazionale, 9 edizioni locali e i supplementi settimanali Affari&Finanza, Il Venerdì e D e da inizio di quest’anno anche l’inserto culturale Robinson), l’asse portante del gruppo. I ricavi sono in flessione, e questo è un trend comune purtroppo a quasi tutti gli editori italiani, ma è da notare che per la prima volta – nel confronto con le semestrali degli ultimi anni – scendono sotto i 100 milioni di euro (più precisamente 89,1 milioni) segnando una flessione del 14,4% nettamente superiore a quella complessiva del Gruppo (-1,9%).
Una flessione dei ricavi che porta la divisione Repubblica a registrare il suo primo risultato operativo negativo -1,4 milioni (quello del primo semestre del 201 era stato positivo per 2 milioni di euro). Il tutto nonostante una sostanziosa riduzione dei costi -12% sulla precedente semestrale. «Il calo – leggiamo nel documento – del risultato operativo rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente è dovuto per 2,1 milioni di euro alla riduzione del margine derivante dalle iniziative collaterali vendute in abbinamento alla testata, in una fase di particolare debolezza del comparto». Un segno comunque non positivo visto che la “spinta” dei collaterali sui bilanci dei giornali italiani è in evidente declino da ormai più di un decennio, se la “positività” dei risultati operativi si basava solo su questo non c’è da stare allegri.
In flessione per Repubblica anche il “peso” su fatturato totale del gruppo (che rimane comunque quello più consistente tra tutte le altre divisioni) dal 37% dello scorso semestre (calcolato però a periodo omogeneo) si scende al 31% del 2017, la percentuale più bassa mai raggiunta negli ultimi anni.
I dati negativi relativi a Repubblica non finiscono però qui: i numeri riportati dal documento di bilancio relativi alle vendite del quotidiano in edicola e per abbonamento parlano di 184 mila copie medie, un numero inferiore rispetto ai dati riportati dalle precedenti semestrali ovvero 215,8 mila nel 2016 e 238,3 mila copie medie nel 2015. Una flessione del venduto, secondo questi dati, di oltre 54mila copie medie rispetto a due anni fa, ovvero una perdita di quasi un quarto (-23%).
Per Repubblica calano anche i dati relativi alla versione digitale: se gli utenti unici nel giorno medio (la fonte dei dati sono sempre le semestrali del gruppo) erano 1,6 milioni sia nel 2016 che 2015 oggi scendono a 1,5 milioni. Non certo una flessione pronunciata ma comunque in controtendenza rispetto a quanto successo fino a ieri: anche la crescita sul digitale di Repubblica sembra essersi fermata.
Questi ultimi dati sono in realtà “patrimonio” della divisione Digitale che nel gruppo Espresso (e oggi in Gedi) gestisce il business digitale di tutti i brand del Gruppo. Il fatturato è di 26,1 milioni di euro sostanzialmente identico a quello delle ultime tre semestrali: la divisione che più di altre probabilmente dovrebbe rappresentare un motore per la crescita sembra quindi sostanzialmente bloccata.
Il suo peso sul fatturato totale del gruppo è infatti intorno al 9% ormai dal 2014, non superare la doppia cifra non è un buon segnale, anche se dalla semestrale Gedi dichiara di voler investire ancora nella divisione, in particolare dopo il perfezionamento dell’integrazione con Itedi di fine giugno scorso: «non si intravedono miglioramenti dei trend negativi – è scritto nel rapporto del bilancio dei primi sei mesi – che hanno interessato il settore ormai da anni; per contrastarli, il Gruppo continua ad impegnarsi in particolare nello sviluppo delle attività digitali, in cui è leader nel proprio settore, e nel contenimento dei costi».
Infine da notare la crescita della divisione Radio e la tenuta dei Quotidiani locali che pur avendo subito tagli consistenti (il Centro, la Nuova Sardegna e altre testate) per mantenere la quota di mercato sotto il limite stabilito di legge, perdono sì a livello di fatturato (54,9 milioni di euro è il peggior risultato della divisione nei confronti delle altre semestrali) ma riescono comunque ad avere un risultato operativo positivo di 7,2 milioni di euro, il migliore del gruppo assieme proprio a quello della divisione Radio (7,9 milioni di euro).
Su Gedi Editoriale e sugli altri gruppi editoriali nelle prossime settimane pubblicheremo analisi approfondite, come facciamo ormai da diversi anni, questa volta allargando l’orizzonte non limitandoci ai principali quattro editori di quootidiani, come si dice in questi casi: rimanete sintonizzati.
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