Ieri, oltre alla notizia della scomparsa di Paolo Villaggio, si è diffusa rapidamente sui social una “notizia” che riportava un elenco degli oggetti persi da coloro che avevano partecipato al mega raduno di Vasco Rossi Sabato a Modena. Ce n’era per tutti i gusti, da 1.200 mazzi di chiavi a 111 smartphone e 3 tablet, passando per 120 confezioni di preservativi, che fanno bene il paio con i 60 reggiseni rimasti sul terreno e con 28 sex toys.
A lanciare la notizia è stato Il Messaggero che pare, secondo quanto è possibile ricostruire, abbia preso l’informazione da Molinella Notizie, testata iperlocale che presumibilmente veniva tenuta “monitorata” dal giornale romano per la vicenda di Jgor. Molinella Notizie che, da me contattata via Facebook, afferma di aver ripreso la “notizia” da contatti non meglio specificati. Insomma di aver visto passare la cosa da alcuni “amici” su Facebook e di averla pubblicata ma di non esserne l’autore originario. [Update: Infatti, grazie alla segnalazione del Direttore di Fanpage, si scopre che la fonte è quello che è evidentemente uno scherzo]
La Stampa si è presa la briga di andare più a fondo nella questione, scoprendo che era una bufala a comiciare dal fatto che le tre imprese incaricate delle pulizie, che avrebbero teoricamente fornito i dati degli oggeti ritrovati, non esistono e che era Hera incaricata del ripristino post-concerto.
Nel frattempo alcune delle principali testate nazionali, alcune citando come fonte Il Messaggero, altre proponendola come notizia propria hanno ripreso quanto diffuso dal quotidiano romano. Tra questi i principali sono stati: Il Giornale, Libero, Il Fatto Quotidiano e TgCom24.
Ebbene Il Messaggero ha rimosso il post dalla propria fanpage e, dopo che per lungo tempo il link all’articolo non funzionava, ora l’articolo è nuovamente disponibile con una variazione nel titolo rispetto all’originale e una generica integrazione al testo precedentemente pubblicato che recita: «Una lista che (dopo gli accertamenti della redazione) non ha trovato ulteriori conferme. Anzi in serata, dopo aver incrociato ancora diverse fonti, si apprende che non esiste una lista precisa di oggetti rinvenuti alla fine dell’evento». Nessuna scusa, nessun mea culpa per quanto prodotto. Solo ed esclusivamente il tentativo di mettere la polvere sotto il tappeto. Uno schifo. Una condotta vergognosa in generale ed ancor più, se possibile, in un momento in cui le “fake news” sono al centro del dibattito e ovviamente anche il giornale del Gruppo Caltagirone, che non è nuovo alle bufale, si scaglia contro quello che spesso anche dai giornali del gruppo è stato definito come un grave pericolo per la democrazia e il buon giornalismo, che ovviamente, secondo loro, è quello che producono essi stessi.
Non va meglio per le altre testate, anzi. Libero e Il Giornale scelgono di far finta di nulla e lasciano sia sui rispettivi siti web che sulle loro fanpage la “notizia” come se nulla fosse con i lettori ignari che continuano a commentare. Stessa dinamica per Il Fatto Quotidiano che lascia, a pagamento, la “notizia” [sempre rigorosamente virgolettata”] sul proprio sito web ed anche su Facebook, dove non si prendono neppure il tempo di rispondere ai tanti lettori, incluso uno che linka l’articolo de La Stampa, che segnalano, appunto, che si tratta di una bufale colossale.
Al pari de Il Messaggero sceglie la strada della polvere sotto il tappeto anche TGCom24 che rimuove la notizia dalla propria fanpage e “aggiusta” titolo e contenuto come se nulla fosse, dimenticandosi, al netto di ogni ogni altra possibile considerazione, che esistono gli screenshot [vedi sotto]. Comportamento che definire dilettantistico è fargli un complimento.
È una vicenda banale, volendo persino divertente, ma che lascia invece un riso amaro poiché fornisce l’esatta misura, al di là di convegni, dichiarazioni o addirittura proclami, di quale sia prevalentemente lo stato dei giornali nel nostro Paese all’affannosa ricerca di qualche click in più disposti a scendere a qualunque compromesso pur di…
Giornali che sviliscono i principi del giornalismo e che, soprattutto, tradiscono il rapporto di fiducia con i lettori, con le persone, che infatti, giustamente, si fidano sempre meno di loro. [News]Brand distrutti per una cecità che non ha scuse, nè attenuanti, poiché non giustificabile in alcun modo nel 2017.
In conclusione, al riguardo, vi lasci con la sintesi delle dichiarazioni, anche da direttori di quotidiani del nostro Paese, rilasciate durante il recente #futureofnewspapers per i 150 anni de La Stampa. Non resta che augurarsi che non restino solo dichiarazioni di intenti come è avvenuto prevalentemente sino ad oggi.
Anche per questo abbiamo deciso di rendere disponibile gratuitamente questo articolo, rompendo per l’occasione le nuove regole che ci siamo dati. Perché comportamenti ingannevoli come quelli dei giornali in questione non devono più esistere, o non esisteranno più i giornali, è è giusto, secondo noi, che il maggior numero di persone sappiano. Se siete d’accordo con me, con noi di DataMediaHub, condividete sui vostri profili social. GRAZIE!
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