Una selezione ragionata delle notizie di oggi su media, giornalismi e comunicazione da non perdere, commentate.
- Storytelling. Racconto, Manipolazione e Nuovo Valore della TV – Abbiamo assistito a diverse fasi della tv. Lo spirito didattico del servizio pubblico, sostenuto dal canone e senza influenze rilevanti della pubblicità. Poi la tv commerciale degli anni Ottanta, completamente al servizio della pubblicità e del marketing. E la pay tv di oggi, sostenuta dagli abbonamenti e in grado di erogare in abbondanza contenuti premium, dal calcio ai film di prima visione. Il ruolo della televisione va oggi ripensato soprattutto nella chiave di un nuovo universo immaginario. C’è fame di storie, di intrecci, di narrazione. C’è voglia di connessione e di comunicazione. Tra i termini più usati, e abusati, degli ultimi anni, c’è “storytelling”. Freccero ricostruisce il concetto e le sue radici, andando oltre le frasi fatte. Su diversi aspetti non sono d’accordo con Freccero, soprattutto quando dalla televisione passa a parlare di marketing e pubblicità, ma resta comunque una lettura consigliata. Comment is free.
- People branding. 10 Leggi & 10 Casi per Imprese in via di Innovazione – Il modo di fare impresa oggi è molto diverso da quello di solo pochi anni fa. Partner, reti e collaborazioni esterne sono parte dell’ambiente competitivo. Il ritmo dell’innovazione è sempre più rapido, non esiste più un’unica strategia e l’intuizione non è più sufficiente. Le scelte importanti sono continue, diffuse e periferiche. Chi vive in azienda ha bisogno di avere strumenti per decidere dinamicamente in modo semplice ed efficace. Come possono le piccole e medie imprese creare strategie per nuovi mercati e prodotti in questo contesto? Che possibilità ha l’imprenditore di portare la propria organizzazione nel futuro? Attraverso il racconto dei risultati ottenuti da alcune aziende che hanno saputo innovare, People Branding prova ad individuare le 10 leggi che stanno cambiando il modo di fare impresa. Il libro*, di recentissima pubblicazione [leggi qui le prime pagine], suggerisce un possibile e innovativo metodo per aiutare imprenditori, startupper e consulenti a prendere decisioni. Può anche essere un utile supporto per i formatori con le 10 case studies da utilizzare alla bisogna nella formazione attiva post-experience. Must buy!
- In Media Stat Defectum – In mezzo sta il fallimento? È questo quello che pare avvenire nel mondo del fashion. Infatti, l’apparente polarizzazione del mercato [da una parte il fast fashion, dall’altra il lusso che fatica a definirsi tale] ha provocato la progressiva estinzione di una specifica fascia dell’offerta nel settore dell’abbigliamento, quella dei marchi che riuscivano a coniugare una buona fattura dei capi con uno stile piuttosto riconoscibile, a prezzi non bassi ma neanche spropositati. È successo in Italia quando anche i nostri “colossi” [come Benetton e Stefanel] sono entrati in crisi di fronte all’ascesa del fast fashion e all’affermarsi di un modello produttivo insostenibile per molti. È importante specificare, però, che non si tratta più soltanto di produrre molto, in maniera veloce e a basso costo, perché quello stesso modello è ora in fase di profondo ripensamento, come dimostrano le recenti operazioni di H&M, ma anzi di una cultura del prodotto che è cambiata moltissimo negli ultimi vent’anni. Secondo l’autrice dell’articolo le ragioni del crollo dei “marchi medi” sono da ricercarsi fondamentalmente dall’impatto di Amazon sul settore e, più in generale, a causa un nuovo modo di fare shopping. E se invece fosse più banalmente per la progressiva fine del ceto medio? La struttura sociale, da tempo ormai, si è trasformata da piramide a clessidra, l’abbigliamento, bene “effimero” non poteva che subirne l’impatto.
- Il Porno, Madre di Tutte le Rivoluzioni Tech – Il Porno è da sempre precursore dei tempi. L’apertura di nuovi canali distributivi, già dai tempi delle videocassette in edicola, passando per la ricca offerta sulle reti di telefonia mobile, e la costante ricerca di innovazione complessiva del settore possono [al di là di gusti e moralismi individuali] essere d’insegnamento per molti altri settori e segmenti di mercato. Si tratta di un fenomeno del quale scrivevo già circa una decina di anni fa e che naturalmente oggi guida nuove evoluzioni per quanto riguarda la realtà virtuale. Stando alle stime della banca d’investimenti Piper Jaffray, dovrebbe raggiungere un giro d’affari pari a un miliardo di dollari entro il 2025; dietro soltanto alle versioni VR dei videogiochi e delle partite di football americano [ma davanti alla Nba, ai film e ai “concerti immersivi”]. Non solo: secondo la società di analisi del mercato pornografico XBiz, già oggi il 38% dei visori per la realtà virtuale viene acquistato da persone che vogliono utilizzarlo per vedere materiale adult. Un mercato nel quale stanno investendo decine di startup e società già affermate – Naughty America, HoloGirls, Czech VR, VirtualRealPorn, solo per citarne alcune- nella speranza di ridare fiato a un’industria che, nel suo complesso, muove un giro d’affari di 97 miliardi di dollari l’anno, ma che ha sofferto più di ogni altra i colpi della pirateria online e dei portali gratuiti come PornHub [il 38° sito più visitato al mondo]. In poche parole, se c’è un settore che sta concretamente contribuendo all’espansione di questa nuova tecnologia è il VR porn. Come scriveva Giovanni Soriano «Nella vita ci sono molte cose più importanti del sesso, ma vengono tutte dopo». Gli altri settori arriveranno, appunto, al traino, ma non vi è dubbio che ancora una volta si sta aprendo un nuovo segmento di mercato, e forse molto altro.
- Non Sono Noccioline – Non sono peanuts, noccioline, quelle che Dhx Media, gruppo canadese di brand e contenuti per bambini, ha versato per la divisione intrattenimento di Iconix Brand Group con i breand Charlie Brown, Peanuts e Strawberry Shortcake per 345 milioni di dollari. Infatti Dhx Media ha rilevato la divisione intrattenimento di Iconix Brand Group, che controlla il 100% di Strawberry Shorcake e l’80% di Peanuts, mentre il restante 20% resterà alla famiglia di Charles Monroe Shulz, il creatore del fumetto, poi diventato un vero e proprio brand. La società canadese prevede che l’accordo faccia salire il fatturato del 52% su base pro forma, portando sinergie annuali sui costi per 25 milioni di dollari canadesi entro il primo anno dalla chiusura dell’operazione. Secondo quanto dichiarato da Dana Landry, amministratore delegato di Dhx Media, «Negli ultimi dieci anni, Dhx Media è diventato un leader globale nei contenuti per bambini, migliorando le performance tramite produzione, distribuzione e prodotti al consumo ed è perfettamente posizionata per beneficiare della crescita dei servizi streaming a livello globale». La specializzazione, ancora una volta, paga.
- Home Entertainment – In Italia, nel 2016, 5.6 milioni di persone, pari al 10,8% della popolazione over 14, hanno acquistato almeno un prodotto home entertainment [fisico o digitale], generando un giro d’affari di 381.5 milioni di euro con una crescita del 4% rispetto al 2015. Il prodotto fisico rappresenta la parte predominante del mercato home video ed ha valore pari a 299 milioni di euro, con un trend in calo del -6.2% rispetto all’anno precedente. Il noleggio continua ad attraversare una situazione di sofferenza dovuta alla forte concorrenza di altre forme di intrattenimento, così come l’edicola che registra una flessione del -15.5% rispetto al 2015. Il digitale – video on demand e electronic sell-through – si conferma in forte ascesa contribuendo per 82.5 milioni di euro al risultato complessivo positivo del comparto Home Video, ovvero al 21,6% del valore totale, con oltre 1.9 milioni di individui che hanno scelto la fruizione digitale. Questo quanto emerge dal rapporto Univideo 2017 realizzato da GFK. Complessivamente dunque il prodotto fisico, in calo, si acquista prevalentemente mentre il digitale, in crescita, perlopiù si noleggia. È la “on-demand economy”, bellezza!
- À la Guerre Comme à la Guerre – Google & Co. sul piede di guerra. «Siamo sbalorditi e delusi dagli annunci della Commissione europea circa l’intenzione di intervenire sui rapporti B2B tra le piattaforme online e le imprese». Si apre così una nota dell’EDiMA, associazione che rappresenta moltissimi OTT [Airbnb, Amazon EU, Apple, eBay, Expedia, Facebook, Google, King, LinkedIn, Microsoft, Mozilla, PayPal, TripAdvisor, Twitter, Yahoo, Yelp], diffusa in risposta a quanto svelato in questi giorni dalla Commissione Europea, in occasione della revisione di mid term della strategia per il mercato unico digitale. Tra i diversi aspetti al vaglio della Commissione Europea anche la richiesta da parte dei publisher di detenere i diritti esclusivi dei loro contenuti per un periodo della durata di addirittura 20 anni. Gli stessi che imperterriti continuano a scaricare video dalla Rete e marchiarli con il loro [news]brand. Come diceva l’intramontabile Totò, ma mi faccia la cortesia…
* Disclaimer: Il libro mi è stato inviato in omaggio [ma se non mi piaceva, come minimo, stavo zitto, eh!]
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