Bilanci gruppi editoriali: i tagli unica strategia per il rilancio?

Come ho già scritto questo sarà un anno molto importante per i giornali italiani, l’anno della verità, in un modo o nell’altro. I tre maggiori gruppi italiani editori di quotidiani devono tutti sciogliere importanti nodi: riuscirà il gruppo 24 Ore a uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato e dare un futuro al più importante quotidiano economico italiano?, cosa significa per Rcs l’arrivo, finalmente, di un editorie puro alla sua guida?, La fusione Espresso-Itedi è solo una strategia per arginare il declino dei o anche un’occasione per un vero rilancio?

Intanto con la primavera spuntano anche i primi dati: come abbiamo scritto Rcs pubblica (per il momento solo attraverso comunicato stampa) anticipazioni su bilancio 2016 e previsioni su chiusura 2017. Il Sole 24 Ore alcune slide di presentazione del piano. La notizia positiva è che – come più che giustamente tutti hanno sottolineato – Rcs torna all’utile di bilancio dopo anni nei quali si erano accumulate perdite su perdite. Ed anche il Sole prevede già dal 2018 di tornare a risultati operativi positivi.

La seconda notizia che emerge è, secondo noi non proprio buona, la consapevolezza da parte di entrambe i gruppi che i ricavi non aumenteranno – o si stabilizzeranno o caleranno ancora – e che il principale (l’unico?) modo per evitare rossi di bilancio sarà aumentare ancora i tagli ai costi operativi e al personale. Tagliare e aumentare i tagli molto di più di quanto flettano i ricavi.

Guardiamo nel dettagli qualche numero di Rcs: si torna, come detto al risultato netto positivo, 3,5 milioni, una cifra minuscola ma per un gruppo che tra il 2011 e il 2015 aveva accumulato perdite per 1,3 miliardi, è un’inversione di tendenza importante. I ricavi però continuano a calare e per la prima volta nella storia del gruppo a chiusura del 2016, scendono sotto il miliardo di euro (968,3 milioni). Si restringono anche i ricavi editoriali, e anche per questa importante voce, c’è un record storico negativo, visto che per la prima volta scendono sotto quota 400 milioni (380,4 milioni), così come flettono i ricavi da pubblicità da 475,1 milioni del 2015 ai 451,2 milioni nel 2016.

La flessione complessiva dei ricavi totali (la voce “ricavi diversi” è in leggero aumento) registrata nel 2016 è quindi di 63,4 milioni. Una flessione ampiamente compensata dall’aumento dei tagli ai costi operativi (80,4 milioni) e da da quello ai costi del personale (50,1 milioni). L’aumento di queste sole due voci di costo quindi è più del doppio della flessione dei ricavi. Quello operato nel 2016 non è il taglio ai costi più rilevante ma è una delle poche volte che sì è deciso di tagliare molto di più di quanto siano scesi i fatturati.

Anche il personale viene tagliato, l’organico medio del 2016 di Rcs è di 3.584 dipendenti (-120 unità), il taglio, va detto meno significativo di questi ultimi anni (nel 2015 era stato di 319 unità). Come abbiamo spesso messo in evidenza nelle nostre analisi sui tagli al personale non sempre minori costi e minori dipendenti hanno voluto dire minor costo medio del lavoro. Anzi, proprio in Rcs nonostante il taglio alle due voci il costo medio per dipendente aumentava (segno che i tagli non erano poi così efficienti). Quello operato dalla gestione Cairo invece essere uno dei più efficaci nel ridurre il costo medi del lavoro per dipendente (da 85.900 euro del 2015 ai 74.800 del 2016).

Una nota di Rcs precisa che nel 2017 i ricavi “attesi si collocano tra i 940 e 950 milioni di euro” quindi in sostanziale tenuta ma che si prevedono efficienze tra i 42 e i 46 milioni. Certo è facile immaginare che un po’ di sprechi (per usare un eufemismo) possano essere eliminati dentro i grandi gruppi editoriali, ma i tagli possono essere davvero unica strategia senza ripensare completamente il sistema di business che regge l’architettura dei ricavi?

Viene in mente il grafico sul quale abbiamo scritto un paio di settimane fa, quello relativo al profondo cambiamento nel sistema dei ricavi al New York Times (che in questi ultimi quindici anni ha visto anche lui ridurre drammaticamente i ricavi e operato tagli sostanziosi) e confrontarlo con quello degli ultimi anni di Rcs. Dove, pur diminuendo i ricavi pubblicitari aumentano sempre più il loro peso sui ricavi totali (considerando le tre voci “ricavi diffusionali”, “ricavi pubblicitari” e “ricavi diversi”): dal 34% del 2010 al 47% del 2016. Rcs si vede sempre più dipendente dai ricavi pubblicitari, quindi.

Il tutto mentre a livello nazionale secondo Nielsen, in un quadro di sostanziale tenuta degli investimenti pubblicitari (+1,7%) quelli sui quotidiani diminuiscono del 6,7% (e sui periodici del 4%), e i margini di guadagno della pubblicità sui quotidiani diminuiscono anno dopo anno. In questa ottica una domanda a conclusione di queste breve analisi: i nuovi periodici annunciati da Cairo in allegato al Corsera saranno pensati soprattutto come modo per arginare la forte flessione della diffusione con prodotti di qualità o come meri contenitori pubblicitari?

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