Pubblicato ieri The New York Times’ 2020 report, documento di definizione strategica qualitativa che segue quello di fine 2015 che invece aveva un approccio più quantitativo.
Il documento è da leggere assolutamente integralmente, poiché credo possa essere di grande ispirazione per tutti quei newsbrand che stanno cercando di reinventarsi continuamente, o che finalmente decidessero di farlo.
Non voglio dunque, contrariamente a quanto solitamente faccio, proporvi la mia sintesi che inevitabilmente comporta la mia visione ed interpretazione per non condizionare la lettura.
Solo un focus. Un punto che vorrei restasse chiaro di quel che emerge con chiarezza dal documento. Leggete con attenzione questo passaggio del 2020 report:
But by focusing on subscribers, The Times will also maintain a stronger advertising business than many other publications. Advertisers crave engagement: readers who linger on content and who return repeatedly. Thanks to the strength and innovation of our journalism — not just major investigative work and dispatches from around the world but also interactive graphics, virtual reality and Emmy-winning videos that redefine storytelling — The Times attracts an audience that advertisers want to reach.
Insomma, in buona sostanza, l’indirizzo strategico definito è quello del passaggio definitivo da un giornale come strumento per la vendita di un pubblico agli inserzionisti, ad il giornale come elemento di un club in una logica di membership.
Quello che provavo a dire quando ponevo l’accento sul mettere il lettore al centro spiegando che «Se ne esce riportando il lettore al centro dell’attenzione, da una parte con il prodotto cartaceo e dall’altra con quello on line e digitale che da questo punto di vista facilita sicuramente un processo di relazione. Un lavoro che va iniziato e svolto coinvolgendo tutto le anime del prodotto editoriale: sia la parte redazionale sia quella manageriale».
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