Una selezione ragionata delle notizie di oggi su media, giornalismi e comunicazione da non perdere. Gli altri giorni della settimana questa rubrica è parte integrante di Wolf e dunque viene pubblicata gratuitamente solo il venerdì. Se non volete perdervela potete abbonarvi per molto meno di un caffè al giorno. Per capire meglio cosa è Wolf potete leggere cosa dicono di noi quelli della World Association of Newspapers and News Publishers e consultare gratuitamente lo “speciale” del 100° numero reso disponibile gratis online.
- L’Uomo che ha Inventato le Librerie Moderne – Nella seconda metà del Settecento a Londra sempre più persone erano in grado di leggere ed avevano tempo per farlo, ma i libri erano ancora oggetti costosi e preziosi e le librerie dell’epoca non erano luoghi in cui vagare tra gli scaffali per osservare i volumi in vendita. Lackington cambiò questa e altre tre cose importanti. In primo luogo decise che nella sua libreria non avrebbe dato libri a credito, come al tempo si faceva molto spesso: i clienti dovevano pagarli subito in contanti. Questo cambiamento sconvolse i suoi concorrenti e offese alcuni clienti, ma permise a Lackington di comprare più libri non dovendo fare fronte alle eventuali insolvenze. La seconda innovazione fu la svendita dei libri vecchi. Fino a quel momento i librai compravano grandi quantità di volumi vecchi e poi ne distruggevano più o meno tre quarti per far salire il prezzo delle copie rimanenti, diventate rare. Lackington introdusse una strategia di vendita opposta: comprava grandi quantità di libri usati e poi li rivendeva a un prezzo molto economico. Puntava quindi a vendere un maggior numero di libri, piuttosto che venderne pochi a un prezzo molto alto. La conseguenza fu che i libri diventarono un prodotto più facile da comprare per chi aveva meno mezzi economici. Interessante.
- Confessioni di una Giornalista – Selene Pascarella, giornalista che ha lavorato per anni nei tabloid italiani di cronaca nera, si confessa [a scopo promozionale]. Nell’articolo racconta che: «Al di sotto di Cronaca vera si estende un sottobosco di settimanali e mensili che cercano di clonarla, facendola quasi sembrare una versione del New Yorker con in più il sangue e le tette. Si tratta di riviste mordi e fuggi pensate per un pubblico over-65 che possono durare anche un solo numero e puntano a scucire pochi spiccioli alla scarna audience che ancora spende euro in edicola, assoldando, per ancora meno spiccioli, peones dell’industria culturale come me». Proseguendo, «Dato che nessuna di queste pubblicazioni ha budget o tempi consistenti alle spalle, la produzione deve essere meccanizzata e funzionare da sola. Ogni storia andava inserita in un format di riferimento, in modo che il redattore dovesse solo adattarla a modelli “preimpostati”e il lettore, anche il neofita casuale, potesse subito riconoscerne la struttura e il linguaggio e farne il proprio “grande classico”». Istruttivo.
- Di Cosa Parliamo Quando Parliamo di Parlare – A regalarci l’esclusiva dello status di animali parlanti è un cocktail di caratteristiche che potremmo definire matematiche. «Nel linguaggio umano, le parti del discorso non sono tutte uguali: ogni frase è fatta di funzioni e di argomenti a cui tali funzioni sono applicate». Un altro ingrediente chiave è la capacità di costruire strutture gerarchiche combinando gli elementi base, cioè le parole. «Disponendo in fila le parole, costruiamo automaticamente queste strutture gerarchiche, in cui alcune parti del discorso sono prominenti rispetto ad altre». Funzioni, gerarchie, e infine ricorsività: «Incassando frasi subordinate l’una nell’altra, possiamo ottenere un discorso virtualmente infinito». Insomma, continueremo a incontrare balene che imparano nuovi dialetti, uccelli che inseriscono motivi diversi nel loro canto, grilli in amore e scimmie straordinariamente precise, ma un’algebra della lingua così solida ce l’abbiamo, almeno apparentemente, solo noi. Roberta Fulci , redattrice e conduttrice a Radio3Scienza, spiega cosa distingue il linguaggio umano dalle più sviluppate forme di comunicazione di altri animali?. Neuroscienze.
- Il Consumo di Servizi di Comunicazione: Esperienze & Prospettive – Con il rapporto “Il Consumo di Servizi di Comunicazione: Esperienze & Prospettive” l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [AGCOM] presenta i risultati più significativi di un’indagine condotta sugli individui di età compresa tra 14 e 74 anni, sia per delineare le abitudini che gli italiani hanno dei diversi strumenti di comunicazione, con particolare attenzione ai servizi di telefonia fissa e mobile, Internet ed i servizi postali, sia per cogliere le principali tendenze del nostro prossimo futuro digitale. Le evidenze empiriche suggeriscono che il solo fattore “età” non è in grado di spiegare il gap che l’Italia mostra, rispetto ad altri paesi dell’Europa, nella diffusione tra la popolazione dei più moderni strumenti di comunicazione. In particolare, la carenza di conoscenze e di dimestichezza con gli strumenti tecnologici rappresenta, per il consumatore, una sorta di “barriera all’accesso”. Le analisi mostrano, infatti, come le caratteristiche legate alla conoscenza producano un significativo impatto sulla diffusione della cultura digitale. A parità di classe di età, un più elevato livello di conoscenza, aumenta la probabilità di un maggior uso delle tecnologie digitali. Lettura obbligatoria del giorno.
- I libri, i Giornali, lo Stile e lo Scrivere in Italiano nell’Era dell’Anglofonia – Fare cultura oggi in Italia significa in larghissima misura fare da mediatori, spiegatori, diffusori, traduttori, di cultura prodotta in inglese. Senza bisogno di chiamare in causa colonialismi e capitalismi, che pure c’entrano, questo ha un’ottima spiegazione economica: tradurre [un libro, un film, un reportage] permette di avere un prodotto migliore a costi più bassi. Non sarà migliore perché americano, o inglese, ma anche solo perché, avendo un pubblico di riferimento maggiore, può essere pagato di più. Vincenzo Latronico, scrittore, saggista e traduttore, si occupa molto del rapporto tra la diffusione dei contenuti culturali e i linguaggi usati, e ne ha scritto in una raccolta di articoli pubblicata dall’editore Minimum fax, spiegando l’indiscutibile e definitivo – ma contraddittorio – ruolo della cultura americana e della lingua inglese anche nella crescita e nello sviluppo di quelle di altri paesi, Italia compresa. Il suo saggio è stato anticipato [via] dal mensile IL. È per questo che nel 2007 provai a coordinare la nascita di Marketing Agorà…
- L’Informazione Vista dalle Pagine Facebook [“grilline”] – Un giornalista di Vice Italia si è informato, diciamo, per una settimana solo tramite pagine Facebook “grilline”. Nell’articolo in cui racconta la sua esperienza spiega che: «Quando ci stai dentro per qualche giorno capisci: in mezzo a tutte queste pagine che ti tirano addosso meme sul no al referendum e ti urlano nelle orecchie in caps lock che Pizzarotti è un traditore finisci per forza a condividere se non proprio le loro idee almeno le fondamenta su cui si basa la loro visione. È una logica da culto. E in più c’è una sorta di normalizzazione del clickbait, della condivisione ossessiva, del sensazionalismo: tutto questo ti cade addosso da ogni lato e finisce per sembrarti assolutamente normale. Probabilmente succede lo stesso anche per altri partiti, ma non credo a questi livelli; il caso del Movimento 5 Stelle è una peculiarità proprio per la centralità di internet e della propaganda su internet e per le dimensioni raggiunte dalla massa critica dei suoi simpatizzanti su Facebook». Per capire, anche, o sopratutto, se non si è d’accordo.
- Sempre Più Messaggi ma Sono Tutti Whatsapp – Revenue e profitti degli operatori di telefonia soffrono. La colpa, secondo l’ultimo rapporto del Parlamento Europeo, sarebbe da attribuire ai cosiddetti servizi over the top. Per intenderci: Whatsapp, Skype, FaceTime e tutte le chat [e le telefonate] gratis, perché passano dalla rete e non dalle linee telefoniche. Perché pagare ancora quindi? Insomma, le nuove applicazioni stanno dando molto fastidio agli operatori di telefonia, non solo in italia – Tim, Vodafone, Wind e Tre hanno visto crollare le revenue degli sms – ma in tutta Europa. Nel giro di pochi anni a questa parte, le aziende che offrono messaggi e chiamate gratis via internet hanno catturato il 10% del fatturato globale delle telecomunicazioni, con ricavi che complessivamente raggiungeranno, nel 2020, i 10 miliardi di dollari all’anno. Nel solo mese di luglio dell’anno scorso, le sei migliori applicazioni di comunicazione al mondo [WhatsApp, Facebook Messenger, WeChat, Viber, Line e KakaoTalk] sono state usate da 2,5 miliardi di utenti al mese, un aumento del 500% in un solo anno. I dati dal 2010 al 2018. A proposito di segmenti di mercato che non esistono più, e dei nuovi che li sostituiscono. Per riflettere.
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