Corriere.it dal 26 gennaio ha attivato il metered payawall. Una limitazione sul numero di articoli gratuiti, seppure facilmente aggirabile, che dopo 20 articoli fa scattare la richiesta di abbonamento.
Abbiamo voluto verificare quali fossero gli effetti a circa un mese di distanza. Se già dicembre non era stato un mese positivo per il comparto dell’informazione online del nostro Paese, con Corriere.it in flessione del 15.7% degli utenti unici nel giorno medio, i dati Audiweb Report mostrano [richiede registrazione] una tendenza ulteriormente al ribasso.
Come mostra infatti il grafico sottostante le pagine viste, quelle che generano reddito, passano da 18.8 milioni del 26/01 a 16.1 milioni del 26/2 [-14.3%] e gli utenti unici scendono da 3.1 milioni a 2.4 milioni [-23.1%] negli stessi giorni. Questo nonostante un deciso miglioramento nella nuova grafica del sito, online contestualmente all’introduzione del metered paywall, e l’applicazione del limite di 20 articoli anche al mobile che invece prima era totalmente a pagamento.
La “nuova era” di Corriere.it ha generato nel primo mese 26mila abbonati, che però hanno beneficiato della promozione di prezzo a soli 99 centesimi ma a partire dal secondo dovranno invece pagare 9.99 euro. Vedremo quale sarà il tasso di rinnovo e quanti i nuovi abbonati, ma certamente la situazione non appare esattamente positiva, diciamo…
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bhè, e dov’è la novità? solo lei, gentile signor Santoro (e forse pochi altri) da sempre sostiene la tesi che l’unica vai di salvezza per i publisher è il paywall ma, evidentemente, frequenta poco i publisher stessi perchè altrimenti saprebbe che al solo sentire nominare la teoria del pay, è tutto un susseguirsi di scongiuri, corna e strizzate di zebedei!
è inutile: il pay, almeno in Italia e almeno per le news (men che meno per quelle generaliste, magari un po’ diverso potrebbe essere il discorso per le news verticali tipo quelle del Sole), non funziona e non funzionerà, si accettano scommesse!
adesso resta da vedere cosa si inventeranno al Corrierone per limitare i danni e la figuraccia, soprattutto in quegli uffici che hanno supportato la brillante idea con decine di slide che sfornavano numeri super positivi e confermavano (almeno in teoria – e infatti si è visto! -) la validità del progetto pay!
Carissimo Paolo,
Grazie per l’attenzione. Credo tu sia rimasto l’unico a commentare non sui social 😉
NON mi risulta di essere partitario dei paywall, se l’ho scritto da qualche parte ti prego di segnalarmelo ma lo escludo. Ti invito a leggere il mio libro sul tema dove un grafico illustra proprio quel che dici su quotidiani generalisti e possibilità di far pagare i contenuti.
Ciò detto credo che sia oggettivamente troppo presto per giudicare anche se certamente, come scrivo, i primi segnali sono tutto meno che positivi. Vedremo…
Buona serata
Caro Pierluca,
sarò rimasto l’unico a commentare non sui social, ma credo di essere stato uno dei primi a scaricare il tuo libro sul Kindle… (già letto tutto, riga per riga)
Che poi tu sia un grande fan del paywall o, comunque, uno strenuo sostenitore che l’unica salvezza per le news online, o digitali che dir si voglia, credo lo si possa riscontrare in molte tue affermazioni, qui e altrove
Ma non c’è nulla di male, sia chiaro anzi è una teoria che ha una sua logica, peccato che io preferisca sempre la cara vecchia pratica alla teoria e in questo caso mi ha più volte dimostrato che i matti disposti a pagare per leggersi delle news generaliste sono, purtroppo, molto, molto sparuti (e lo dico con dispiacere, sia chiaro, dato che anche io faccio parte – e non da ieri, bensì dal 1999 – della sfigatissima schiera dei publisher)
Buonissima serata