Stefano Lorenzetto, ex editorialista-articolista de il Giornale, entrato nel Guinness World Records per il singolare primato di aver prodotto la più lunga serie di interviste da un’intera pagina che sia mai apparsa fino a oggi sulla stampa mondiale, ora in pensione è tornato alle origini e saltuariamente scrive per l’Arena di Verona.
È proprio su l’Arena che domenica 3 gennaio è stato pubblicato un suo articolo, ripreso stamani da Italia Oggi, in cui sostiene che i siti web dei quotidiani siano un boomerang per i giornali.
Nell’articolo si legge che “Internet è il regno del tutto è di tutti, quindi del tutto è gratuito. Il nemico mortale dei giornali. Le statistiche documentano un paradosso: più i quotidiani inseguono il pubblico sulla Rete, mettendo gli a disposizione siti aggiornatissimi e ricchi di contenuti, più perdono copie” per concludere che “…proporrei alla Federazione italiana editori giornali di provare a chiudere per sei mesi i siti di tutti i giornali, listandoli a lutto. Una moratoria informatica. E vediamo che cosa mangiano mattina, mezzogiorno e sera gli scrocconi del Web” non senza aver affermato che “…il giornale digitale? Quattro smanettoni esperti di grafica ed è fatto“.
Sulla superficialità dell’analisi è inutile spendere troppe parole. Rilevare infatti che se i giornali non avessero edizioni online a quest’ora la loro situazione sarebbe, se possibile, ancora peggiore poiché avrebbero lasciato ancor più spazio a competitor che avanzano, anche in Italia, indebolendo il proprio newsbrand e non ottenendo neppure quella quota di ricavi, seppur relativamente marginale, che deriva dal digitale. Così come è ridicola l’accusa agli scrocconi del Web viste le numerose cattive pratiche dei quotidiani in tal senso.
È la logica dello struzzo, dei tanti che non vogliono guardare in faccia la realtà dei fatti, aggiornare le loro competenze ed essere protagonisti del cambiamento a preoccupare poiché trova adesione in un’ampia fetta di giornalisti, o meglio di quei giornalisti assunti a suo tempo con l’articolo 1 ed oggi barricati nelle loro abitudini speranzosi [illusi?] solo di mantenere i loro privilegi a discapito dell’innovazione e dei molti che fanno il loro lavoro per due denari e che spesso si trovano costretti ad alternative professionali pur di sbarcare il lunario privando così i giornali di competenze di cui hanno davvero tanto bisogno.
Non sono “gli scrocconi del web” e la gratuità dei contenuti il male dei giornali, sono gli struzzi refrattari [pour cause] a qualsivoglia cambiamento da sempre a danneggiare le imprese, ed oggi anche i giornali ed i loro stessi colleghi.
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