Che i giornali siano morti è un’affermazione che abbiamo sentito fino alla noia negli ultimi 5 anni. La ricerca di “death of newspapers” fornisce 157milioni di risultati in 42 secondi.
L’affermazione sull’inevitabilità dell’estinzione dei giornali si riferisce implicitamente alla versione cartacea degli stessi prevedendone invece un futuro sicuro, anche se con un percorso accidentato, per l’online/digitale. Futuro che, come noto, praticamente nessuno degli editori ha capito a fondo come rendere sostenibile economicamente.
Arrivano ora, pressoché contemporaneamente, due ricerche dagli Stati Uniti che aiutano a fare chiarezza sulle prospettive dei giornali.
Il primo: “The Infinite Dial 2015”, condotto da Edison Research e Triton Digital tra gennaio e febbraio di quest’anno, analizza il rapporto degli Americani con le tecnologie digitali ed i “new media”. Alla domanda “Tra Internet, giornali, radio e televisione, qual’è quello essenziale per la tua vita?” solo il 4% degli intervistati risponde positivamente per i giornali. Percentuale che cala ulteriormente al 3% in caso della ricerca di informazioni su eventi di particolare rilevanza come mostra il grafico di sintesi dei risultati sotto riportato.
Il secondo: “How Millennials Get News: Inside the habits of America’s first digital generation”, condotto da the American Press Institute e the Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research, analizza il comportamento di consumo dei contenuti sul web da parte della generazione dei millennials.
La ricerca contiene numerose informazioni e vale assolutamente il tempo della lettura [e della riflessione]. Dello studio mi hanno colpito in particolare due aspetti. In primis quale sia l’idea di notizia ed informazione secondo gli intervistati, con le “hard news”, le notizie di cronaca solamente al settimo posto tra quelle seguite con regolarità, la politica nazionale in nona posizione e l’informazione economico-finanziaria terzultima.
L’altro aspetto, che si integra con i dati di Edison, riguarda le fonti utilizzate per approfondire un argomento, una notizia. In questo caso i giornali, siano essi di carta o meno, ottengo una preferenza risicatissima nell’ordine del 3% degli intervistati.
È evidente che una parte degli approfondimenti ricercati attraverso i motori di ricerca e Facebook approdi nuovamente alle testate online ma è l’idea di fonte d’informazione ad essere completamente mutata.
Ora grazie ai motori di ricerca, ed ai contatti in Rete, sui social, di cui ci fidiamo, cerchiamo l’argomento che ci interessa prima che la fonte, ed ovviamente non è difficile immaginare che a fronte di una preferenza talmente ridotta la disponibilità a pagare sia tendenzialmente nulla.
I giornali sono morti, come si proclama ormai da almeno un lustro, ma la questione non è se siano morti quelli di carta e quante speranze, quante possibilità abbiano quelli digitali/online, è l’idea di giornale come pacchetto monolitico ad essere defunta e con essa i modelli di business che l’hanno caratterizzato negli ultimi 100 anni.
Non a caso David Carr [RIP], da fine analista quale era, già nel 2009 esortava ad inventare l’iTunes delle notizie. Invito che Blendle pare aver raccolto con successo ed al quale infatti si sono interessati alcuni tra i principali player internazionali quali il The New York Times Company e Axel Springer.
Spacchettare o morire.
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