Tra i diversi problemi da risolvere nella transizione, nell’evoluzione digitale, per le diverse testate, sicuramente la scarsa capacità di attrazione, anche online, verso i millennials, o net generation che dir si voglia, è sicuramente uno dei più rilevanti in termini di prospettive.
ComScore ha fornito DigiDay con i dati dell’audience dei siti noti per la loro popolarità con la generazione nata all’incirca tra il 1980 e il 2000, come Buzzfeed e Upworthy, che li ha messi a confronto con quelli di testate più tradizionali quali il The New York Times o The Wall Street Journal.
I dati pubblicati da DigiDay consentono di farsi un idea sulla consistenza del problema di relazione con i millennials e sulle motivazioni.
Tra le testate prese in considerazione, se si esclude Cosmopolitan, quelle che hanno una maggior composizione di persone della net generation tra il proprio pubblico non sono testate tradizionali.
Al primo posto, con il 71.3%, figura Elite Daily che [guarda caso?] sotto il logo della testata si dichiara “The Voice of Generation-Y”, un altro modo per definire i millenials.
Se si esamina la linea editoriale delle testate con il maggior numero di pubblico giovane, come ad esempio Vice, si vede come le hard news e la politica abbiano uno spazio marginale rispetto a quello delle testate tradizionali e come il linguaggio, il “tono di voce” sia ben diverso da quello normalmente adottato dai giornali.
Insomma, se volete avere un pubblico giovane, e delle prospettive per i prossimi 20 anni, dedicatevi a loro, parlate il loro linguaggio e dei loro interessi. Non era tanto difficile da immaginare, no?
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Uno spunto interessante, soprattutto per chi non ha messo bene a fuoco la necessità di impostare nuovi metodi pedagogici e programmi scolastico-educativi adatti alla nuova generazione. In questo senso il mondo dell’informazione e dell’intrattenimento, così come l’editoria in generale, mi sembrano invece molto più evoluti.
Grazie al format americano “Kids react” ho avuto modo di analizzare i motivi dello sconcerto dei Millenials rispetto a pratiche ed oggetti “desueti”, in particolar modo in ambito musicale, visto che è il primo mercato in assoluto nel quale abbiamo assistito ad innovazioni importanti grazie al supporto delle tecnologie e il passaggio in digitale della produzione artistica. Ne ho scritto di recente qui: http://www.ninjamarketing.it/2014/06/17/musica-reverse-engineering/