Il mobile è il nuovo orizzonte, il nuovo ambiente nel quale tutti dovranno misurarsi in futuro, anche ovviamente il mondo dell’informazione. Resta però da vedere il reale impatto che tablet e smatphone avranno per le testate giornalistiche nei prossimi tempi (cioè da domani in poi). Sì perché se è vero che le persone che utilizzano un qualche tipo di device sono in continuo aumento, è ancora tutto da dimostrare che il consumo di news da mobile crescerà nella stessa misura (sull’argomento abbiamo pubblicato diversi articoli in particolare: L’informazione da Mobile in Italia e La notizia è immobile).
Una cosa dovrebbe essere abbastanza chiara: non basterà agli editori offrire informazione sulle nuove piattaforme nella stesso identico modo che sul web, insomma non basterà esserci perché tutti ci sono, anche se con una app ben disegnata. Bisogna fin da subito mettere in conto nuovi processi produttivi perché a cambiare saranno modalità e tempi di lavorazione.
@leliosimi mobile sarà oltre 50% a fine 2014 e non si fermerà. Per grandi editori saranno sorci verdi da tt punti di vista
— Marco Giovannelli (@marcogio59) March 15, 2014
@leliosimi @nelsonmau e già… mobile per noi “addetti ai lavori”cambia tempi e modalità di lavoro prima ancora che di consultazione
— Marco Giovannelli (@marcogio59) March 15, 2014
Ad esempio cosa vuol dire scrivere una news per il mobile? Ok prima caratteristica fondamentale: la brevità. Ma cosa vuol dire essere brevi?, semplicemente sintetizzare un articolo pensato per il desktop?
Qualche suggerimento interessante viene da Circa la startup editoriale che ha lanciato una app specializzata in breaking news (ne ho parlato un po’ di tempo fa in questo articolo: Circa e le nuove idee per l’informazione “mobile first”). Le storie in Circa non vengono raccontate con la forma del classico articolo ma attraverso singoli elementi (fatti, chart, citazoni, mappe eccetera) pubblicati separatamente ma aggregati nel tempo, ad ogni nuovo aggiornamento, come lo stream di un social network tipo Facebook o Twitter. Un unico flusso per ogni singola storia, il tutto teoricamente molto più leggibile per le modalità e i ritmi di lettura dei piccoli schermi.
David Cohn fondatore di Circa ha scritto un paio di post pubblicati sul corporate blog della startup At Circa We Write Stories, Not Summaries, nei quali, come si può facilmente intuire dal titolo, per spiegare una parte importante della filosofia del lavoro svolto separa nettamente i concetti di cura dei contenuti da quello di semplice sintesi dei contenuti.
Scrivo “cura dei contenuti” perché quello che a Circa chiamano “atomization” è in realtà rielaborare gli elementi di una storia, di un’articolo, rimontarli e riscriverli per adattarli al nuovo contesto: in poche parole content curation, appunto. Nell’articolo leggiamo qulalche idea che ha valore appuntarsi e per questo ho sintetizzato e tradotto:
«Essere breve è un effetto collaterale della nostra missione, non la missione stessa. Le sintesi sono ottime – ma non possono farvi rimanere in contatto nel tempo con le storie che vi interessano».
«Perché non basta scrivere un riassunto di ogni articolo di notizie? Perché sarebbe comunque carente, comunque privo di qualche qualità o elemento necessario».
«Le sintesi non sono vive. Sono statiche e riflettono solo il riassunto dell’articolo, due buoni riassunti su Hurricane Sandy probabilmente si ripetono».
«Spesso sono i dettagli in un articolo o la sfumatura tra diverse fonti che rendono viva una storia. Questo è come un lettore deve essere informato. Questo è come un narratore crea un’esperienza… Imparare a conoscere il mondo non deve essere un lavoro di routine. Deve essere un’esperienza».
Insomma la cosa interessante che ci dice Circa è che le storie su mobile hanno bisogno di una ri-scrittura completa, e che questa scrittura deve saper coniugare la brevità alla completezza e la contestualizzazione. L’alternativa è scrivere semplicemente una versione ridotta dell’articolo già scritto per il web. Ovvero fare gli stessi errori compiuti nel passaggio tra carta e web.
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