Sono stati pubblicati i dati ADS del febbraio 2014 relativamente ai quotidiani del nostro Paese.
In base all’elaborazione realizzata da «Prima Comunicazione», ad un anno e più dall’inizio delle rilevazioni di ADS delle copie digitali, emerge come, nonostante per alcuni quotidiani l’incidenza delle stesse sul totale sia tutt’altro che trascurabile, il declino dell’acquisto di quotidiani sia ancora ben lontano dall’arrestarsi.
Tra i principali quotidiani nazionali sono soltanto due quelli che hanno una tendenza positiva: «Avvenire» e «Il Sole24Ore». Testate entrambe accomunate da due fattori: specializzazione ed elevata incidenza degli abbonamenti anche prima del digitale. Tutti gli altri quotidiani hanno cali significativi; in molti casi anche a doppia cifra come mostra la tavola di sintesi del confronto con il febbraio 2013 sotto riportata.
Dal febbraio 2013 ad oggi, nel progressivo dei 12 mesi, «Il Sole24Ore» ha aumentato le proprie vendite per 75mila copie ed «Avvenire» di 3mila. Il dato peggiore è per «la Repubblica» con circa 50mila copie in meno, mentre percentualmente è «Libero» ad avere la peggior performance con il -24%.
Nonostante la forte promozionalità sia da parte di «la Repubblica» che de «Il Corriere della Sera», come dimostrano, anche, le vendite di copie multiple, dopo lo sprint iniziale è “calma piatta” per quanto riguarda le vendite di copie digitali.
L’elaborazione realizzata da Human Highway, società di ricerche di mercato online che collabora, anche, con DataMediaHub, mostra il dettaglio delle sole copie digitali. Sul sito è possibile agire sui dati selezionando i filtri, muovendo i cursori, cliccando col mouse sui grafici o selezionando col mouse intere aree nei grafici.
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il problema è molto chiaro ed è il medesimo da anni: l’utente “digitale” non ha simpatia per i contenuti a pagamenti, “premium” o meno. Quindi anche le copie digitali, dopo l’avvio iniziale, a beneficio di quella minoranza disposta a pagare, hanno raggiunto la quasi saturazione del bacino disponibile
Gli editori si ostinano a non capirlo, ma lo capiranno (troppo tardi) molto presto, cioè quando la metà di loro sarà costretta a chiudere entro 24 mesi e l’altra metà non molto dopo