Negli ultimi anni da parte dei media, del settore editoriale, come noto, vi è stata una vera e propria rincorsa alla crescita della fan base. Un mix tra “celolunghismo” e identificazione di metriche errate, quelle che vengono definite, appunto, “vanity metrics”.
Il risultato è che vi sono diverse testate che superano abbondantemente il milione di fan e che la maggioranza dei quotidiani hanno pagine Facebook con centinaia di migliaia di fan.
Come anticipavo qualche giorno fa, la tesi che voglio sostenere, almeno in termini di spunto di riflessione e confronto, è che abbattere la fan base è il primo passo per un’ecologia dei social media.
I social media hanno un peso per l’industria dell’informazione, ma ovviamente per alcuni siti ben più che per altri. Non solo è ampiamente confermata “l’insostenibile leggerezza dei referrals” ma anche che il tasso di conversione, le persone che dopo aver visto una notizia sui social cliccano per leggere l’articolo è assolutamente una minoranza.
Basti vedere, in assenza di altri dati o di utilizzo di piattaforme specifiche di monitoraggio, il rapporto tra numero di fan, pur con tutte le tarature sulla reach effettiva, e gli accessi complessivi al sito web corrispondente della testata o, peggio, la vendita di copie cartacee, per verificare quanto labile sia la relazione.
Le persone, nella migliore delle ipotesi, leggono le due righe del post caricato su Facebook e , se tutto va bene, mettono il loro “mi piace”, condividono o commentano. Pur escludendo i troll, per buona parte casi sono commenti critici verso la testata ed i suoi contenuti poiché evidentemente queste persone non hanno in realtà una reale passione, adesione ed interesse per la testata.
A questo si aggiunga che, in particolare su temi controversi, i post – che NON sono moderati, eh! – diventano davvero una discarica di scurrilità ed insulti di ogni genere. Ed ancora, si consideri che per ottenere like e condivisioni spesso si snatura il posizionamento originario della testata caricando sulla pagina Facebook gattini o peggio.
Credo che vada completamente rivisto, ribaltato l’approccio. È meglio avere centinaia di migliaia di persone delle quali non si sa nulla, che non leggono e che commentano a caso e fuori luogo o è meglio ridurre la quantità e stabilire una relazione, creare engagement con coloro che interessano?
Personalmente non credo possano esserci dubbi sul preferire la seconda scelta. Per un’ecologia dei social media iniziate, iniziamo, ad abbattere la fan base ed a capire cosa interessa ai nostri lettori, a misurare più il click trough che altri parametri, a relazionarci con loro.
Se i mercati sono sempre più conversazioni, è ora di cambiare verso anche da questo punto di vista.
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