Nasce El Huffington Post

Come doveroso per una testata all digital è stato annunciato attraverso Twitter che «El Huffington Post» è online dalle 00.42 di oggi.

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La versione spagnola dell’ «Huffington Post», al 50% con Prisa, società che controlla canali televisivi, radio e quotidiani in 22 Paesi nel mondo, con un paio di mesi di ritardo, vede dunque la luce. Ovviamente ampia copertura su «El Pais», quotidiano del gruppo.

Stesso “family feeling”, stessa impostazione grafica delle altre versioni con lo splash fotografico della notizia principale a tutta pagina e la disposizione su tre colonne idealmente suddivise in informazioni/notizie, curiosità/gossip e blog, sono le caratteristiche del visual del sito anche per la versione in castellano dell’HuffPost.

Strutttura editoriale snella con 8 giornalisti, oltre alla Direttrice Montserrat Domínguez, e 130 blog/blogger [anche se al momento sono solo 4] per i contenuti delle attuali 5 sezioni.

Leggendo gli editoriali di apertura realizzati da Monserrat Dominguez e da Arianna Huffington non è difficile capire come ad una sia affidata la gestione operativa ed all’altra quella strategica.

Un lancio preceduto da molte polemiche proprio a causa dei blog e della scelta di non remunerare chi li scrive onorato, secondo quanto dichiarava a chiare lettere la Direttrice già un mese fa, da visibilità e prestigio  offerte dalla piattaforma informativa. Continuità ahimè dunque anche da questo profilo del modello che mette alla fame per la fama chi scrive.

Oltre alle considerazioni sull’eticità di intraprendere un’attività a fini di lucro basandosi ampiamente sul lavoro non retribuito, vi sono anche altre ombre all’orizzonte per la versione spagnola e per le altre previste.

Se infatti i numeri dell’«Huffington Post» statunitense sono da capogiro in Europa, sin ora le cose sono andate decisamente meno bene.

La versione per la Gran Bretagna, dopo un inizio deludente che ha portato ad una strategia di ulteriore espansione attraverso la partnership con editori locali, non fa numeri straordinari e il 31% del traffico, delle visite al sito, arriva dagli USA.

Anche la versione francese, realizzata in partecipazione con Le Monde e LNEI [Les Nouvelles Editions Indépendantes], anche se è presto per dirlo a soli 4 mesi dal lancio, dopo una buona partenza ha un trend negativo  e non mancano le polemiche sui vantaggi ottenuti grazie al fatto di essere sorto sulle ceneri di «LePost» e sulla bassa capacità di attrazione che paiono avere gli articoli prodotti dai blogger d’oltralpe che attraggono solamente l’8% del totale delle visite mensili.

Pare insomma che il modello d’importazione funzioni meno bene nel vecchio continente.

In Italia, come noto, in accordo con il Gruppo Espresso-Repubblica, dovrebbe arrivare a settembre la versione per il nostro Paese diretta, anche in questo caso da una donna, da Lucia Annunziata.

Personalmente non posso che ribadire che non abbiamo bisogno di altri modelli di sfruttamento né di soluzioni “pret a porter”, ma di un progetto che possa portare a un cambiamento culturale e organizzativo, che sin ora stenta a prendere piede, del tutto italiano, non importabile sia in termini di processo che a livello di caratteristiche del mercato dell’informazione online nel nostro Paese.

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0 thoughts on “Nasce El Huffington Post

  1. A mio parere c’è un altro problema nel modello: essendo una proposta generalista che funziona solo su volumi di traffico elevati, anche se funzionasse, ci sarebbe spazio per uno solo, o comunque per pochissimi attori. Per cui di fatto non è replicabile. Il modello dei quotidiani e delle riviste su carta, per quanto ormai stano, ha avuto successo perché poteva essere replicato in centinaia o migliaia di esemplari, con tagli diversi, verticalizzazioni, specializzazioni etc.

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