Facebook ha pubblicato in questi giorni un nuovo documento: “Rethinking Information Diversity in Networks” teso fondamentalmente a sostenere che il social network non è una “echo chamber”, un sistema chiuso nel quale la condivisione e diffusione di informazioni passa attraverso un numero, più o meno ristretto, di amici, di contatti.
Per sostenere la tesi, il gruppo di lavoro di Facebook cita i legami deboli, sostenendo che è attraverso di essi che fondamentalmente si ovvia al circolo chiuso entrando in questo modo in contatto con notizie, informazioni, in maniera più allargata.
Se il ragionamento di per se stesso appare effettivamente con una base di fondamento, gli autori fanno davvero ben poco per sostenere l’argomento, non apportando dettaglio alcuno dello studio che affermano di aver fatto sull’argomento e rifacendosi ad un documento dell’American Journal of Sociology del 1973.
Altre citazioni riguardano uno studio dell’anno scorso che conclude invece che le persone passano la maggior parte del loro tempo comunicando con una cerchia ristretta di contatti. Argomento che lascerebbe dunque propendere più per il sistema chiuso che per l’ipotesi che il gruppo di lavoro di Facebook vorrebbe sostenere.
Insomma, Facebook è un sistema aperto, secondo Facebook, ma fanno davvero poco per convincere che sia così davvero.
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non è poi convinzione generale che sia veramente così aperto….. in effetti.
e non lo è poi di fatto
A me non pare che sia così aperto, accessibile e facilmente utilizzabile. Soprattutto, quel che meno apprezzo è la libertà con la quale vengono modificate le impostazioni sulla privacy e sulla protezione dei dati in generale. Tra l’altro, il fatto stesso che vendano le e-mail a terzi e che non è possibile cancellare definitivamente il proprio account è ancora di più un aspetto negativo di uno strumento potenzialmente molto interessante.
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