Il Giudizio sull’Etica dei Media in Italia

Si è tenuto ieri a Milano un convegno organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia su «il futuro del giornalismo: etica e professione».

Nell’ambito dell’incontro sono stati presentati i risultati di tre indagini demoscopiche sull’etica del giornalismo effettuate intorno a giugno di quest’anno.

La sintesi delle evidenze emergenti sul tema è raccolta dal grafico sottostante pubblicato da «Affari Italiani».

Ad esclusione della Rete, unico media promosso dai partecipanti al sondaggio, emerge con chiarezza un giudizio negativo relativamente all’eticità di mezzi ed attori dell’informazione e della comunicazione italiana. Ad essere clamorosamente bocciati sono la televisione, le imprese che investono in pubblicità e chi  per lavoro [pubblicitari e addetti alle pr] le assiste, ma anche giornali e giornalisti ottengono un  giudizio negativo.

Letizia Gonzales, Presidente dell’ODG della Lombardia, nel suo discorso ha evidenziato la responsabilità degli editori in termini di condizionamenti legati alla necessità di vendere e di cattiva organizzazione del lavoro. Considerazioni alle quali ha fatto da contraltare il Direttore del Sole24Ore che ha ricordato come “l’etica nel giornalismo passa anche dalla capacità di ciascuno di essere professionista corretto e dalla consapevolezza che per migliorare il proprio giornale occorre studiare e specializzarsi e dunque migliorare se stessi”.

Wikipedia, che ha riaperto dopo la serrata di protesta contro la “legge bavaglio”, spiega che il termine etica [dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, “carattere”, “comportamento”, “costume”, “consuetudine”] è un ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati.

E’ straordinario come gli addetti ai lavori, pare, si accorgano solo ora di quello che i lettori, le persone manifestano apertamente ormai da tempo.  Non resta che augurarsi che siano i benefici effetti della crisi a portare non solo consapevolezza ma anche una reazione di fronte ad un problema che è cruciale per il futuro dell’informazione.

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