Apple ha lanciato ieri un nuovo sistema, un nuovo modello di sottoscrizione per i contenuti ed i prodotti realizzati in ambito editoriale.
“Our philosophy is simple—when Apple brings a new subscriber to the app, Apple earns a 30 percent share; when the publisher brings an existing or new subscriber to the app, the publisher keeps 100 percent and Apple earns nothing,” said Steve Jobs, Apple’s CEO. “All we require is that, if a publisher is making a subscription offer outside of the app, the same (or better) offer be made inside the app, so that customers can easily subscribe with one-click right in the app. We believe that this innovative subscription service will provide publishers with a brand new opportunity to expand digital access to their content onto the iPad, iPod touch and iPhone, delighting both new and existing subscribers.”
La novità, attesa da tempo, ha scatenato innumerevoli reazioni, commenti e considerazioni relativamente al senso di questa operazione da parte della stampa e di blogger che hanno diffusamente proposto la loro visione sul tema.
Le mie personali considerazioni su quella che ho definito tabletmania credo siano sufficientemente chiare, non posso dunque che concordare con la posizione espressa da Dan Gillmor relativamente ad arroganza dell’impresa di Cupertino ed ai principi estorsivi che nessun editore dotato di buon senso dovrebbe accettare.
Indipendentemente dalla mia visione, per fornire un panorama informativo il più ampio possibile, affinchè ciascuno possa farsi una propria opinione dopo la lettura delle diverse fonti, utilizzando Infomous ho realizzato una nuvola interattiva che sintetizza e fornisce accesso diretto ad oltre 500 articoli sul tema.
Se successivamente alla lettura delle informazioni selezionate voleste [ri]tornare per proporre e discutere la vostra visione, non potrà che essere un ulteriore arricchimento alla disamina del caso.
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Non capisco dove stiano l’arroganza e l’estorsione.
Apple offre un servizio, una piattaforma di distribuzione, e chiede una percentuale sulle vendite in cambio di questo servizio. Io sinceramente non ho mai trovato qualcuno che mi offrisse un servizio di questo genere gratuitamente.
Non mi vorrete venire a raccontare che i servizi internet sono gratuiti. Chi ha un dominio e un host web, non lo paga forse? Non si pagano forse i programmatori per sviluppare i siti e poi mantenerli? … O forse quelli sono sotto pagati?… È per questo che il Web conviene? Perché si sfruttano i lavoratori per mantenere i prezzi bassi?
Proprio sotto questo punto di vista Apple ha portato una ventata di aria alla mia categoria. Quella dei programmatori. Finalmente molti di noi (ancora pochi purtroppo) si sono potuti slegare da un modello di business in cui è il committente a decidere il prezzo. L’unico al mondo! Se chiedo all’idraulico di cambiarmi il rubinetto il prezzo lo fa lui. A me, invece, i committenti dicono quanto mi pagheranno e anche quanto ci metterò a sviluppare un applicazione.
Ben venga Apple allora. Le do volentieri il 30%, almeno il resto lo posso decidere io!
L’altra osservazione riguarda il requisito di pubblicare i contenuti all’interno dell’Applicazione allo stesso prezzo (o meno) del prezzo di vendita che si pratica sul canale ufficiale dell’editore (esterno al In App Purchase).
Non mi sembra arroganza o estorsione. Se Apple permettesse di fare quello che si vuole, gli editori la userebbero semplicemente come piattaforma promozionale, ignorando i servizi interni di Apple. È evidente che Apple pone questi limiti, nel suo interesse, per evitare questo comportamento.
Fra l’altro un simile comportamento, se fosse permesso, a lungo andare danneggerebbe il business del iPhone. Quale azienda con un minimo di sale in zucca permetterebbe una cosa simile?
Infine Dan Gillmor guarda ad Android come ad una speranza. Non illudetevi, Google irrigidirà le condizioni non appena acquisirà una fetta di mercato abbastanza larga. Hanno già cominciato annunciando poco tempo fa che ci sarà (se non c’è già), un sistema di approvazione delle Applicazioni per Android.
Caro Marco,
La risposta è, da un lato nell’articolo “TabletMania”- http://giornalaio.wordpress.com/2011/02/06/tabletmania/ – che immagino tu abbia letto prima di commentare e, dall’altro lato, in quello pubblicato stamane: http://giornalaio.wordpress.com/2011/02/17/google-one-pass/
Ciao.
Pier Luca
No non ho letto “TabletMania”, ma non sono obbligato a farlo… o si?
Li ho letti comunque adesso, ma non vedo risposte. Nel primo evinco soltanto che la penetrazione dei tablet nel mercato (ma Apple non ha solo i tablet) è bassa. Ma il numero di devices Apple venduti si sapeva già i conti si potevano fare anche prima, no? Eppure da quasi dieci anni ci sono aziende che si sono buttate a pesce sul iTunes Store. Se non ne valeva la pena perché l’avrebbero fatto?
Nel secondo si evince soltanto che un’azienda concorrente tenta ovviamente di proporre il suo modello per fare concorrenza ad un’altra azienda.
Poi ognuno e libero di vedere le cose come gli pare. Ma io mi occupo di informatica da diversi anni e credo che Google stia solo giocando le sue carte nella speranza di morsicare il più possibile la supremazia di Apple.
Ma da qui a parlare di estorsione e arroganza ne passa.
Marco, non è obbligatorio leggerlo, ma siccome ne faccio riferimento rispetto alla mia visione sul tema che commenti, diciamo che aiuta.
Probabilmente abbiamo una visione diversa per la distinta prospettiva da cui osserviamo la cosa. Tu da tecnico io da [sedicente] markettaro.
Ciao.
PLuca