In occasione del convegno organizzato dall’ Ordine dei Giornalisti della Lombardia sul futuro del giornalismo sono stati presentati i risultati della ricerca “ Gli internauti italiani e il consumo di informazioni tramite ‘media’ classici e ‘new media’ ” realizzata da AstraRicerche per conto dell’ordine.
La completezza dei dati resi disponibili [grazie!] e la qualità degli stessi, congiuntamente alla specificità dei riferimenti alla realtà italiana ed all’attualità del tema ne fanno un indicatore importante per il mercato editoriale nel suo complesso.
La ricerca è stata svolta a fine luglio su un campione di 805 individui con accesso ad internet, per la raccolta delle in formazioni è stato utilizzato il metodo Cawi. Il campione è stato stratificato secondo le più rilevanti discriminanti socio demografiche e dovrebbe essere rappresentativo di una popolazione di oltre 16 milioni di individui [pari al 49% dei 15 – 55enni]. Le prime 12 slide della presentazione, che consta di ben 719 diapositive nella versione integrale, sono, doverosamente dedicate a questo aspetto. Mi auguro di aver rassicurato, tra gli altri, Massimo Mantellini al riguardo, anche se alcune perplessità ed incongruenze permangono.
Alcune informazioni di base, seppur rilevanti, come premessa all’approfondimento del tema:
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Il 21% del campione non utilizza mai quotidiani specializzati per informarsi, per contro il 23% li utilizza da un minimo di tre a tutti i giorni. Complessivamente vi è una ripartizione abbastanza equilibrata con il 48% di non users, il 29% di light users ed il 23% di heavy users.
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L’utilizzo di quotidiani nazionali è ovviamente molto più diffuso. Solo l’8% dichiara di non utilizzarli mai. [R]Esiste uno zoccolo duro di 6,3 milioni di persone – 38,9% – che fa un utilizzo intensivo dei quotidiani generalisti nazionali. Per i quotidiani locali/regionali si salirebbe al 40,5%.
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La penetrazione dei periodici specializzati è certamente inferiore e solamente un 11% ne fa un utilizzo intenso. I non specializzati crollano addirittura al 7%. Pare dunque che il ruolo informativo della stampa periodica sia minimo.
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I canali televisivi nazionali vengono utilizzati quotidianamente come fonte d’informazione dal 63% degli intervistati. Gli heavy users sono oltre il 76%. Forse troppo sottovalutate e svalutate, le televisioni locali sono fonte d’informazione quotidiana per il 32% del campione, gli heavy users sarebbero complessivamente il 47%.
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La radio non è solo fonte di svago per il 48% dei rispondenti che la utilizza quotidianamente per informarsi.
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Raggiunge l’83% di utilizzo quotidiano quale fonte d’informazione internet. Aspetto che probabilmente deve tener conto del fatto che sono stati intervistati solo i soggetti con accesso al web. Gli heavy users sono circa il 90% .
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Il telefonino, appendice indispensabile dell’italiano, è fonte quotidiana d’informazione per il 48% della popolazione di internauti.
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In termini di frequenza [numero medio di volte alla settimana] il ranking dei media è:
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Internet: 6.2
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Tv Nazionali: 5.2
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Radio: 4.4
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Telefono cellulare: 3.7
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Tv Locali: 3.3
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Quotidiani Locali/Regionali: 2.9
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Quotidiani Nazionali: 2.8
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Quotidiani Specializzati: 1.7
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Periodici Specializzati: 1.1
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Periodici non specializzati: 0.8
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Si ricorda che i dati sin qui riportati si riferiscono alla “versione tradizionale” [off line] dei mezzi citati, con l’eccezione di internet per definizione.
Complessivamente mi pare si confermino i dati emergenti anche da altre fonti/ricerche.
Telefonino e Televisioni Locali sono media che pare non siano utilizzati adeguatamente rispetto alle potenzialità che la ricerca gli attribuisce. I quotidiani lo sono davvero per una fascia minore della popolazione di internauti. Potrebbero essere questi aspetti sui quali lavorare.
Oltre agli aspetti quantitativi sin qui citati, sono di assoluto interesse i dati rispetto al vissuto delle notizie, i contenuti qualitativi emergenti dalla ricerca che dovrebbero essere, tra l’altro, quelli che consentono di intervenire, di differenziarsi e di [re]agire alla attuale crisi.
Quali sono dunque le caratteristiche di maggior rilevanza in un mezzo di comunicazione di massa quando lo si utilizza per avere delle notizie?
La ricerca [ed in questo Finzi dimostra la sua esperienza e professionalità] identifica le aree e gli items che vanno a costituire il profilo d’immagine ideale delle informazioni/notizie.
Nonostante il web ed il telefonino [in particolare gli smartphones in prospettiva – neppure troppo lontana] facciano dell’immediatezza e della disponibilità uno dei propri punti di forza il maggior peso viene dato ai contenuti mentre l’aspetto di servizio viene posto in secondo piano. Si segnala che la voce/item “che sia espressione della mia comunità locale” raccoglie solo il 6,7% dei consensi collocandosi al penultimo posto della graduatoria; l’ hyperlocal journalism sembra davvero marginale anche in prospettiva.
Il grafico sottostante sintetizza i primi quattro citati in ordine di rilevanza.
Nella ricerca si identifica e si assegna uno scoring all’indice di professionalità/affidabilità auspicato, indice di chiarezza/velocità/comodità, indice di divertimento [assolutamente ininfluente], indice di originalità/aggressività [che, in epoca di diffusioni infeltrite, non interessa ad oltre il 64% dei rispondenti], indice di eticità auspicata, indice di coerenza, indice di autonomia/indipendenza, indice di buona presentazione.
Per tutti gli indici indicati tra il 45 ed il 55% dei rispondenti esprime un giudizio negativo nei confronti della stampa periodica e quotidiana. Per i profili di immagine degli altri media vi rimando inevitabilmente alla lettura della ricerca ed alle interessantissime tavole di sintesi e confronto tra i diversi media [diapositive n° 490 – 526] che consentono in un colpo d’occhio di comprendere aree di forza e di debolezza dei diversi mezzi.
La mappa sottostante ne riprende i risultati sintetizzandoli.
La ricerca prosegue analizzando con buona profondità il mondo delle notizie on line nei suoi diversi mezzi, focalizzandosi, in particolare sulla frequenza di utilizzo delle fonti di informazione su internet.
Siti e portali generalisti sono le fonti d’informazione più consultate seguiti dai siti raggiunti di volta in volta tramite un motore di ricerca; solo al terzo posto le edizioni on line [i siti web] dei quotidiani. Potrebbe spiegarsi anche così la guerra in corso, anche nel nostro paese, con Google.
I blog sembrano essere “un affare di famiglia”, con la consultazione di blog di amici/conoscenti che supera di gran lunga quella di personaggi noti ed ancor più dei giornalisti. Probabilmente prevale in quest’ambito la logica di rete e la comunicazione tra pari che molti giornalisti devono ancora comprendere ed apprendere.
Nella parte conclusiva della ricerca si arriva dunque a quello che pare [against all odds] essere il tormentone del momento: il pagamento -o la disponibilità a pagare – delle notizie on line.
Attualmente, pare, che il 4,4%, pari a 700mila individui su base nazionale, sia iscritto ad un servizio internet con accesso a pagamento quale la possibilità di scaricare in formato pdf il proprio quotidiano ed un ulteriore 4,2% sarebbe iscritto a delle alert via sms. Sinceramente mi sfugge come si giunga ai 3 e rotti milioni di persone che pagherebbero le notizie; ed, ancor più, non mi pare che venga definito il quantuum, lasciando così la potenziale intenzione d’acquisto in termini davvero troppo vaghi per poterci sviluppare un ipotesi di lavoro sensata.
Interessante la lettura dei cinque cluster [tipologie] di utenti/lettori che Astra Ricerche identifica nella parte finale del documento prodotto. Materiale strategico da utilizzare da parte degli editori e dei giornalisti che pare ne abbiano sempre maggior necessità, sul quale tornerò, focalizzandomi su questo aspetto specifico, nei prossimi giorni.
Sarebbe, infine, importante poter verificare almeno con la stessa profondità l’altra metà del cielo, quel 45% della popolazione italiana che internet non lo usa mai, che vissuto ha e che dieta multimediale segue. Tra due giorni è in consegna il Media Monitor di Eurisko, chissà mai che riesca a reperire i dati ed a tracciare così un panorama davvero completo del consumo di informazioni e del time budget multimediale nella nostra nazione.
Ah, dimenticavo. Il bollino blu? Una trovata d’impatto per accontentare il committente. Finzi annovera indubbiamente anche queste abilità tra i suoi skills; definiamolo disordine creativo.
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Meglio cosi’…
Caro Massimo,
Non credo ci possano essere dubbi sull’affidabilità complessiva dei dati emergenti della ricerca.
Altrettanto, i dati sono il risultato delle risposte di chi ha accesso ad internet, come dico, manca “l’altra metà del cielo” che almeno per alcuni media TV e Giornali locali ha indubbiamente il suo peso.
Saluti.
PLuca